LA SENTENZA SULLA STRAGE DI PIAZZA LOGGIA. A CURA DI ANDREA VIGANI
La sera del 20 giugno 2017 la Prima Sezione penale della Corte di Cassazione rigetta i ricorsi degli imputati Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, condannati all’ergastolo per la strage di piazza della Loggia da una sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Milano del 22 luglio 2015. Il dedalo di indagini, processi e sentenze è così giunto a una via d’uscita. La decisione della Corte Cassazione non significa solo il riconoscimento della colpevolezza degli imputati, la possibilità di collegare due nomi e il gruppo terroristico di cui facevano parte (Ordine Nuovo) alla realizzazione della strage, ma permette di attribuire alla strage stessa una prospettiva storica, in un quadro più ampio. E dunque di ricostruire il contesto storico e politico in cui si muovevano il terrorismo neofascista e Ordine Nuovo, ma anche i depistaggi che hanno intossicato le indagini e che si sono messi in moto nei primissimi giorni dopo la strage, e di cui oggi abbiamo le prove documentali. La strage di Piazza della Loggia è maturata – come scrive la Corte – “nell’identico ambiente incubatorio delle altre stragi che hanno caratterizzato la stagione delle bombe, tra il 1969 ed il 1980, inglobando la strage di piazza Fontana (dicembre 1969) – l’altra grande ‘incompiuta’ della storia giudiziaria italiana (…) – , la strage della Questura (maggio 1973), la strage dell’Italicus (agosto 1974), la strage di Bologna (agosto 1980) ed i tanti attentati, specie ai treni (estate 1969- aprile 1973), fortunatamente rimasti senza vittime”. Il rapporto tra verità storica e verità processuale rimane un rapporto complesso, irrisolto, e se questa sentenza, giunta quarantatré anni dopo la strage, non risponde a ogni domanda e non riempie ogni vuoto, rappresenta senz’altro un passaggio di straordinaria importanza per l’affermazione di una verità giudiziaria per piazza della Loggia, e per la ricostruzione di quella stagione delle bombe e delle stragi a cui oggi, anche grazie a questa sentenza, possiamo attribuire la comune matrice del terrorismo neofascista.