APPUNTI DI UN GENERALE DEI CARABINIERI
Racconto autobiografico scritto da Vincenzo Morelli, alto esponente dei Carabinieri, che ripercorre alcuni degli episodi collegati agli “anni di piombo” che lo hanno visto protagonista. Nel maggio 1974, egli era in servizio con il ruolo di Comandante della Legione Carabinieri proprio a Brescia. Agli eventi di quel tempo dedica un capitolo (pg.133-142) titolato non a caso “A margine della strage di Brescia”, nel quale in poche righe di introduzione individua i colpevoli della strage in “… elementi della destra extraparlamentare, esasperati dalle numerose azioni di picchettaggio con aggressioni effettuate da giovani extraparlamentari di sinistra davanti alle scuole, come il liceo classico “Arnaldo”, il liceo scientifico “Calini”, ecc.”. Le restanti pagine sono invece tutte dedicate all’opera di prevenzione dallo stesso attuata, per evitare che il presidente Leone potesse essere oggetto di un tentativo di assassinio (!). Onde evitare ciò, egli si attivò per variare il percorso del corteo presidenziale in quanto “Esso si snodava attraverso vicoli tortuosi e rischiosi, ed un cecchino avrebbe potuto tranquillamente e furtivamente sistemarsi a ridosso dei vecchi e fatiscenti palazzi e da lì, indisturbato, aprire il fuoco sulle Autorità del corteo”.
Categoria: DALLA CHIESA CARLO ALBERTO
Numero: 27P07
Casa Editrice: SEI – SOCIETA’ EDITRICE INTERNAZIONALE
Collana: VARIA
Città: TORINO
Anno e Mese: GIUGNO 1988 (III EDIZIONE)
ISBN: 88-05-05048-2
Argomenti: DALLA CHIESA CARLO ALBERTO VIA MONTENEVOSO BRESCIA LOTTA ARMATA
Autore: MORELLI VINCENZO
Libro molto controverso di un generale dei carabinieri alla fine del suo mandato, quando decise di pubblicare un resoconto con le sue personali teorie sui misteri degli anni più bui della politica e del potere d’Italia. Dal covo delle Brigate Rosse di Via Monte Nevoso ai memoriali scritti, apparsi e scomparsi. Un resoconto , quello di Vincenzo Morelli, scritto da chi vedeva le cose dal punto di vista dello Stato e nello Stato aveva riposto piena fiducia. Oggi, trent’anni più tardi, non possiamo che mettere agli archivi anche questa ennesima testimonianza di una persona che aveva vissuto in prima persona quegli anni. E che ha diritto alle sue teorie.